Il titolo di questo testo racchiude e racconta un pensiero, uno stile educativo che ogni giorno si tenta di applicare e concretizzare nella nostra Scuola dell’Infanzia che porta il nome di un albero dal grande significato: “Il Melograno”.
È una scuola unica, non per la forma delle sue aule o la modernità della struttura, neppure per i metodi avveniristici che sono riportati in ogni manuale di pedagogia, ha in sé la predisposizione a lavorare per aiutare i nostri piccoli alunni a diventare esseri umani costruttivi nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.
Le Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia per Primo ciclo di istruzione riportano che: “Il principio educativo che sottende la scuola, a partire dall’infanzia, è la centralità dello studente che è soggetto attivo del proprio apprendimento e che, grazie alla scuola, impara progressivamente a governare il bene inestimabile della libertà”.
“Si va a scuola per conquistare l’autonomia di essere e la competenza del fare e dell’agire, mettendosi al servizio della costruzione di una società aperta e rispettosa delle diversità e del pluralismo del pensiero: e ciò avviene solo grazie all’educazione alla libertà e all’apprendimento dei saperi che bambini e adolescenti incontrano a scuola. Ciò significa sviluppare la capacità di pensare in modo critico e autonomo, di riconoscere i diritti e i doveri propri e altrui e di comprendere l’importanza della giustizia e dell’equità nella società”.
Alla Scuola dell’Infanzia avviene un processo quotidiano di analisi della realtà per condurre i bambini e le bambine verso l’apprendimento della libertà attraverso esperienze spontanee o guidate per sedimentare l’importanza di riconoscere nell’altro un valore.
Ci si approccia ai più piccoli con semplicità, con serietà mista a entusiasmo e con dolce fermezza. Il successo formativo ed educativo è racchiuso in questo equilibrio difficilissimo e fragilissimo proprio perché gli alunni sono così piccini e la difficoltà aumenta.
Ogni giorno le occasioni non mancano partendo dai conflitti per un oggetto da condividere o per la gestione della consapevolezza di non essere sempre i “primi” e gli “unici”, soprattutto sono le prime vere occasioni in cui si impara il significato di un termine basilare per ogni essere umano, grande o piccolo non ha e non dovrebbe avere importanza, questa parola è “rispetto” non solo quello per sé stessi, ma quello per tutti e per ciascuno.
La conoscenza reale, in questa tipologia di Scuola, del concetto tanto grande e profondo nascosto in quelle tre sillabe avviene attraverso le esperienze pratiche, concrete tipiche dell’età.
In ogni momento si propongono occasioni di crescita diversificate, che rispettano le personali modalità di conoscenza permettendo di sperimentare col gioco, con le esperienze, con l’immersione guidata e contenuta le diversità personali che fanno di ogni bambina e di ogni bambino un essere unico e irripetibile. Un essere umano diverso da ognuno e sempre degno di rispetto.
Le docenti programmano interventi atti a far interiorizzare il senso del limite, della libertà personale, del confronto, della risorsa che esiste in ogni diversità personale senza usare modalità distruttive.
In questi giorni di ancor maggiore impatto emotivo rispetto il macro tema della Pace, nelle nostre sei sezioni si stanno strutturando sempre più frequentemente occasioni di riflessione per i bambini, aiutandoli a impostare nelle piccole azioni di tutti i giorni delle strategie di confronto pacifiche, luminose.
Racconti, risoluzione di conflitti basati sul dialogo, esempi di comportamenti incentrati su un’etica costruttiva e moralmente sensati, parole d’accoglienza, poesie e filastrocche che facciano percepire la pace come soluzione, come risorsa di un’umanità che protegge e rispetta.
La nostra scelta è caduta su un testo semplice, pulito, di forte presa. Una poesia da ascoltare, ripetere e imparare per giocare alla pace, per imparare che anche noi possiamo cambiare il mondo mettendo intenzioni costruttive e rispettose della diversità in ogni gesto quotidiano.
Promemoria
Ci Sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare d notte:
chiudere gli occhi, dormire
avere sogni da sognare,
e orecchie per non sentite.
Ci sono case da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.”
Gianni Rodari
Le Indicazioni riportano questa frase che racchiude un messaggio importante, denso e che speriamo possa germogliare sempre in ognuno di noi: “La scuola che sa creare culture educative in uno scenario mondiale in profondo mutamento, la scuola si trova a svolgere il ruolo di presidio dell’umanesimo e di luogo di elaborazione di culture educative attente a dimensioni quali la cura di sé e dell’ambiente, la creatività, l’immaginazione, il senso critico necessari a fronteggiare e governare l’universo in espansione delle tecnologie con istruzione qualitativamente elevata e ‘sapienza del cuore’. Le culture educative fioriscono in scuole che sanno essere, nel contempo, comunità educanti e professionali insieme”.
La speranza di ogni insegnante è quella di non dover più vedere un bambino che sparisce per mano di adulti che, a loro volta, sono stati piccoli e giocavano con le margherite o davano nomi alle forme delle nuvole senza badare alle diversità dell’altro e se ne sono dimenticati.
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